23.30 circa. Corso Buenos Aires.
L'aria è fresca e anche se torno a Milano dopo due settimane mi sembra di aver percorso questa via proprio ieri sera.
Una coppia in Viale Regina Giovanna. Da lontano la gonna di lei sembra quella di una gitana e lui uno che vende rose. Me ne sto sul bordo del marciapiede. Non ho voglia di dire "No grazie", ma la situazione mi diverte.
Lei mette le braccia al collo di lui. Capisco che è una coppia in procinto di dirsi "Buonanotte" o "Addio".
Lui sembra schivo. E' più basso e brutto di lei.
Lei dice: "...E il tuo beauty?"
Lui: "uhm?" (grugnisce)
Lei: "Vuoi venire su a prenderlo?"
Lui: "bah.."
Il mio passo non mi permette di ascoltare la risposta completa ma so benissimo che lui non vuole tornare su. Lei gli sta incollata. Lui è basso. Lei è sicuramente carina e più alta di lui, ma non capisce che non ne vale la pena di ridargli quel beauty.
Vado avanti, sorrido.
I parcheggi sono vuoti. Il deserto.
D'inverno qua la macchina non puoi nemmeno pensare a parcheggiarla. Anzi, al verbo parcheggiare non puoi assolutamente fare affidamento.
Ma ora... Fino a Settembre, hai tutto il posto che hai sempre desiderato per vivere. In tutti i sensi.
Noto quel cartello "Parcheggio Via Melzo". E penso che non ho mai nemmeno visto il Parcheggio di Via Melzo...
Il semaforo è rosso ma passo. Passo comunque dopo un taxi che probabilmente era vuoto. Guardo il pavé, è lucido, probabilmente è piovuto un po' prima. Mi è un po' mancato.
Vedo la moto del mio coinquilino e mi assicuro ci sia la mia bici.
Non la vedo.
Panico.
Guardo di nuovo. E' per terra.
L'affare in ferro a cui è legata è stato piegato quasi come per rubarla.
La lego ad un palo gigante. Impossibile da piegare.
Passa un ragazzo. Mi fissa. Probabilmente perché pensa che io stia rubando la bici. Rido.
Apro il portone e chiamo l'ascensore.
Se penso che sono in questa città da gennaio 2011 mi sembra davvero molto strano. Un po' l'adoro io Milano.