Nessuno ha mai sentito parlare di amore a Matrioska perché fondamentalmente non esiste l'amore fatto a matrioska, se per farlo devi comporre tu quell'insieme di finte bambole dall'espressione ebete tutte uguali.
Non c'è amore che si possa sviscerare in più facce, involucri, strati, fasi o come li volete chiamare voi.
Quello vero, quello nel pieno del suo essere è UNO ed è dato da ciò che in teoria ti fa provare l'altra persona.. Non dagli ENORMI CASTELLI che costruisci nella tua mente e ti fanno pianificare il futuro più bello e felice della vita. Quelli sono una stupenda idea che non poteva non essere bella (grazie al C**** l'hai scritta tu per te stesso/a!).
Siamo realisti. La vita è una. E di certo nessuno merita meno di ciò che dà.
"Ricordo quella mattina che stavo uscendo di casa con il volume della musica che non mi faceva sentire nemmeno i miei pensieri.
Camminavo e vedevo solo il sole. Maggio credo... Ma non ricordo.
Mi hai fermata di colpo mettendomi una mano sulla spalla.
Mi sono girata e poi rivoltata subito in avanti continuando a camminare.
Ero incazzata. Con te.
Parlavi di qualcosa ma non ricordo bene cosa, perché il mio obiettivo era solo scendere le scale, prendere la metro e andare al lavoro per non ascoltarti. Non volevo spiegazioni."
Non so come anche queste sciocchezze nella testa di una donna possano diventare cose romantiche. Come facciamo, noi donne, a trasformare la cacca in cioccolato?!
Cioè, da una mattinata del cazzo possiamo modificare il tutto in una carezza, un pedinamento amoroso e robe del genere.
Non è così.
Non si può costruire una matrioska con del legno marcio, e aspettarsi anche di riuscire ad arrivare all'ultima bambola al centro senza romperla prima.
mercoledì 30 gennaio 2013
lunedì 21 gennaio 2013
Sul palmo della mano
Voglio spazio intorno a me.
Voglio decidere dove mettere i miei pensieri. Quando tirarli fuori e dove riporli se me ne stanco.
Voglio spegnere la luce su chi non mi va di ascoltare e costruire un ponte ad uno sconosciuto trovato per strada e aiutarlo ad attraversare il fiume.
Voglio credere in un dio diverso tutti i giorni e poi scegliere alla fine quello che più mi aggrada.
Voglio sostenere qualche pregiudizio. Essere patetica ogni tanto, e saggia solo con gli altri. E solo quando mi va.
Voglio "non vedere" sempre quello che gli altri pensano. E avere il tempo per realizzare le cose e trasformarle in concetti nella mia testa.
Voglio avere la libertà di non decidere e di tenere le distanze di 2 metri intorno a me.
Non ho bisogno di telefonare perché va fatto, né di sentire mancanze che non ho. Non ho bisogno "perché lo voglio".
Ma spesso "volere" è solo il residuo di un rancore un po' marcio annidato in fondo al cuore. Si espelle facilmente. Basta VOLERLO.
Voglio decidere dove mettere i miei pensieri. Quando tirarli fuori e dove riporli se me ne stanco.
Voglio spegnere la luce su chi non mi va di ascoltare e costruire un ponte ad uno sconosciuto trovato per strada e aiutarlo ad attraversare il fiume.
Voglio credere in un dio diverso tutti i giorni e poi scegliere alla fine quello che più mi aggrada.
Voglio sostenere qualche pregiudizio. Essere patetica ogni tanto, e saggia solo con gli altri. E solo quando mi va.
Voglio "non vedere" sempre quello che gli altri pensano. E avere il tempo per realizzare le cose e trasformarle in concetti nella mia testa.
Voglio avere la libertà di non decidere e di tenere le distanze di 2 metri intorno a me.
Non ho bisogno di telefonare perché va fatto, né di sentire mancanze che non ho. Non ho bisogno "perché lo voglio".
Ma spesso "volere" è solo il residuo di un rancore un po' marcio annidato in fondo al cuore. Si espelle facilmente. Basta VOLERLO.
martedì 15 gennaio 2013
Un angolo di primavera
Stasera ero qua. Dove sono adesso.
Sentendo un bisogno di scrivere più forte del dovuto. Solo che le parole non mi venivano. Erano così. Come adesso. Accartocciate. A singhiozzo.
Poi ho deciso di rileggere qualcosa di scritto due anni fa: all'incirca arrivavo a Milano, all'incirca avrei iniziato a pensarti molto spesso. Soprattutto in momenti come questi, quando tento di scrivere qualcosa che a frasi articolate non posso dire.
Sono giorni che mi riportano solo al passato questi, e faccio fatica a guardare oltre l'armadio di fronte. Ogni tanto vedo i miei sogni sbiadirsi. Sento che dopo un abbraccio c'è un morso e mi spavento. Mi stresso un sacco... Fondamentalmente per nulla, Stefy.
C'è dell'indifferenza che, se va tutto abbastanza bene... Non mi tange per nulla, però se qualcosa si sposta, cade, e fa cadere di conseguenza un piccolo pezzo del mio puzzle... Diventa il demonio in persona.
Ci sono anche la mia codardia e la mia immaturità, però. E le mie decisioni casuali che mi salvano e mi liberano per un po' da una realtà che spesso mi rende stitica e mi stanca terribilmente.
Sono momentaneamente disorientata anche se so benissimo cosa devo fare e dove devo rimanere.
Un po' come il tuo braccialetto nero. E' al mio polso, e non so come... Ma non si sfila più. Ci ho provato una volta, per curiosità... E mi sono resa conto che da lì non si toglie. Non si allarga, ne si stringe. Ovviamente io non lo spezzo.
Sai, nelle cose che ci sono... Insieme alla mia codardia, vigliaccheria e insieme all'incomprensione, alla paura, alla stitichezza fisica e morale, insieme a quei pezzi di puzzle persi, alle voci in capitolo archiviate, ai volti che cerco sempre per strada; insieme alle cose per cui non mi batto più e all'indifferenza che mi è mostrata. Insieme a questa caterva di roba.... Posso dire di poter affondare la mano tra rocce appuntite e tirare fuori stoffe morbide e colorate, zampillanti come fiamme che riscaldano i miei giorni. Che siano "giorni stitici e statici" o "giorni di frenesia e spensieratezza"... Quei nastri, morbidi e scintillanti, non solo illuminano un po' la mia strada ma sanno farmi accomodare e addormentare quando sono troppo stanca per dire ancora "sì che bello! Festa Festa!".
Tu sei parte di quelle forze che animano l'atmosfera intorno a me. Ed è insieme a quelle forze che riesco a capire queste parole:
"Il fallimento é una probabilità che fa parte delle nostre decisioni, sta solamente a noi avere la forza di andare avanti, cercando di non pensare che c'é la possibilità di fallire! Siamo come degli acrobati che camminano su un filo, sotto non ci sarà mai la protezione! Il segreto é GUARDARE AVANTI, senza mai guardare in basso e soprattutto indietro! Una volta attraversato il filo, avrai i piedi ben saldi e sarai al sicuro e, per quel che ti riguarda, ci sarà sicuramente qualcuno a tenderti una mano a pochi passi dall'arrivo, proprio quando le forze ti staranno abbandonando!".
Non so perché ma ho come la sensazione che arrivata a questo punto dovrei smetterla di scrivere poiché... probabilmente tu m'interromperesti e verseresti il tutto nel contenitore più indispensabile al mondo: quello pieno di sorrisi. Un metodo che mi hai insegnato tu, infallibile...
E' come un angolo di primavera a portata di mano.
Un mazzo di fiori a meno dieci gradi.
Basta un sorriso e qualche rondine.
Non essenzialmente in cielo.
Dream On swallow.
Sentendo un bisogno di scrivere più forte del dovuto. Solo che le parole non mi venivano. Erano così. Come adesso. Accartocciate. A singhiozzo.
Poi ho deciso di rileggere qualcosa di scritto due anni fa: all'incirca arrivavo a Milano, all'incirca avrei iniziato a pensarti molto spesso. Soprattutto in momenti come questi, quando tento di scrivere qualcosa che a frasi articolate non posso dire.
Sono giorni che mi riportano solo al passato questi, e faccio fatica a guardare oltre l'armadio di fronte. Ogni tanto vedo i miei sogni sbiadirsi. Sento che dopo un abbraccio c'è un morso e mi spavento. Mi stresso un sacco... Fondamentalmente per nulla, Stefy.
C'è dell'indifferenza che, se va tutto abbastanza bene... Non mi tange per nulla, però se qualcosa si sposta, cade, e fa cadere di conseguenza un piccolo pezzo del mio puzzle... Diventa il demonio in persona.
Ci sono anche la mia codardia e la mia immaturità, però. E le mie decisioni casuali che mi salvano e mi liberano per un po' da una realtà che spesso mi rende stitica e mi stanca terribilmente.
Sono momentaneamente disorientata anche se so benissimo cosa devo fare e dove devo rimanere.
Un po' come il tuo braccialetto nero. E' al mio polso, e non so come... Ma non si sfila più. Ci ho provato una volta, per curiosità... E mi sono resa conto che da lì non si toglie. Non si allarga, ne si stringe. Ovviamente io non lo spezzo.
Sai, nelle cose che ci sono... Insieme alla mia codardia, vigliaccheria e insieme all'incomprensione, alla paura, alla stitichezza fisica e morale, insieme a quei pezzi di puzzle persi, alle voci in capitolo archiviate, ai volti che cerco sempre per strada; insieme alle cose per cui non mi batto più e all'indifferenza che mi è mostrata. Insieme a questa caterva di roba.... Posso dire di poter affondare la mano tra rocce appuntite e tirare fuori stoffe morbide e colorate, zampillanti come fiamme che riscaldano i miei giorni. Che siano "giorni stitici e statici" o "giorni di frenesia e spensieratezza"... Quei nastri, morbidi e scintillanti, non solo illuminano un po' la mia strada ma sanno farmi accomodare e addormentare quando sono troppo stanca per dire ancora "sì che bello! Festa Festa!".
Tu sei parte di quelle forze che animano l'atmosfera intorno a me. Ed è insieme a quelle forze che riesco a capire queste parole:
"Il fallimento é una probabilità che fa parte delle nostre decisioni, sta solamente a noi avere la forza di andare avanti, cercando di non pensare che c'é la possibilità di fallire! Siamo come degli acrobati che camminano su un filo, sotto non ci sarà mai la protezione! Il segreto é GUARDARE AVANTI, senza mai guardare in basso e soprattutto indietro! Una volta attraversato il filo, avrai i piedi ben saldi e sarai al sicuro e, per quel che ti riguarda, ci sarà sicuramente qualcuno a tenderti una mano a pochi passi dall'arrivo, proprio quando le forze ti staranno abbandonando!".
Non so perché ma ho come la sensazione che arrivata a questo punto dovrei smetterla di scrivere poiché... probabilmente tu m'interromperesti e verseresti il tutto nel contenitore più indispensabile al mondo: quello pieno di sorrisi. Un metodo che mi hai insegnato tu, infallibile...
E' come un angolo di primavera a portata di mano.
Un mazzo di fiori a meno dieci gradi.
Basta un sorriso e qualche rondine.
Non essenzialmente in cielo.
Dream On swallow.
giovedì 10 gennaio 2013
Strati
Stai dove sei. Non tornare.
Prenditi un altro giorno e dopo quel giorno un altro ancora.
Prenditi l'oceano, il mare, il deserto, le case, ma stai lì.
Fai quattro salti. Ridi. So che ti piacciono le parole Spensieratezza e Vita.
Stai lontano da qua. Tu puoi trovare tutto lì dove sei.
Con quella tua gioia.
Quell'entusiasmo che cattura anche un sasso che non ha mai visto nient'altro che il cemento.
E quella vitalità.
Quella vitalità che contagia; che si attacca così tanto addosso da diventare quasi insopportabile come quando prendi in mano il vasetto del miele e le dita ti si appiccicano perché la volta precedente qualche goccia era colata fuori.
Stai lì e prenditi una casa.
Non ti preoccupare che qui non si scorderanno di te.
Sarai sempre qualcuno per gli altri, per tantissimi altri. Tutti quelli che conosci ma non sono tuoi amici. Tutte quelle facce che vedi ma non somigliano a nessuno che conosci. Ecco loro ti aspetteranno. Tranquillo/a.
Sai cosa magari?
Non restare troppo legato/a a qua e non scrivere a nessuno se non ti viene richiesto.
Facciamo una cosa, ecco. Sigillati fuori da questo posto, dal mio posto.
Metti una cupola di vetro o di plastica, o gesso, o sabbia.. Insomma quello che vuoi ma che sia oscurata. Oscurata dalla mia parte. In modo che io non possa vedere...
Così magari, se torni, resterà comunque tutto uguale.
Come prima di conoscerti. Come prima di capire che in fondo non c'era un granché di luminoso in quella Spensieratezza, in quella Vita. Che era tutto ovattato, tutto chiuso da enormi spazi grigi. Sì, perché anche gli spazi a volte chiudono la mente. La rendono dispersiva... I pensieri hanno così tanto posto che non si distribuiscono omogeneamente e si aggrappano l'un l'altro per tentativi, disgregandosi velocemente. Non è la stessa cosa che accade a te?
Tutte quelle idee.
Tutti quei pensieri.
Tutti quei sogni.
Tutta quell'esuberanza e così poco da dire, in realtà, di te stesso/a e così poco da dare, in realtà, di affetto.
Facciamo, allora, un'altra cosa. Ecco.
Lascia perdere quel giochetto stupido della cupola. Lasciami vedere.
E se per caso, durante il corso della mia vita, dovessi mai incontrarti... Sarò ben lieta di scoprire l'effetto che mi fai con gli occhi della realtà.
Senza patine. Senza carta velina e nemmeno quella trasparente che comunque fa strato e distoglie attenzione dall'immagine reale.
Prenditi un altro giorno e dopo quel giorno un altro ancora.
Prenditi l'oceano, il mare, il deserto, le case, ma stai lì.
Fai quattro salti. Ridi. So che ti piacciono le parole Spensieratezza e Vita.
Stai lontano da qua. Tu puoi trovare tutto lì dove sei.
Con quella tua gioia.
Quell'entusiasmo che cattura anche un sasso che non ha mai visto nient'altro che il cemento.
E quella vitalità.
Quella vitalità che contagia; che si attacca così tanto addosso da diventare quasi insopportabile come quando prendi in mano il vasetto del miele e le dita ti si appiccicano perché la volta precedente qualche goccia era colata fuori.
Stai lì e prenditi una casa.
Non ti preoccupare che qui non si scorderanno di te.
Sarai sempre qualcuno per gli altri, per tantissimi altri. Tutti quelli che conosci ma non sono tuoi amici. Tutte quelle facce che vedi ma non somigliano a nessuno che conosci. Ecco loro ti aspetteranno. Tranquillo/a.
Sai cosa magari?
Non restare troppo legato/a a qua e non scrivere a nessuno se non ti viene richiesto.
Facciamo una cosa, ecco. Sigillati fuori da questo posto, dal mio posto.
Metti una cupola di vetro o di plastica, o gesso, o sabbia.. Insomma quello che vuoi ma che sia oscurata. Oscurata dalla mia parte. In modo che io non possa vedere...
Così magari, se torni, resterà comunque tutto uguale.
Come prima di conoscerti. Come prima di capire che in fondo non c'era un granché di luminoso in quella Spensieratezza, in quella Vita. Che era tutto ovattato, tutto chiuso da enormi spazi grigi. Sì, perché anche gli spazi a volte chiudono la mente. La rendono dispersiva... I pensieri hanno così tanto posto che non si distribuiscono omogeneamente e si aggrappano l'un l'altro per tentativi, disgregandosi velocemente. Non è la stessa cosa che accade a te?
Tutte quelle idee.
Tutti quei pensieri.
Tutti quei sogni.
Tutta quell'esuberanza e così poco da dire, in realtà, di te stesso/a e così poco da dare, in realtà, di affetto.
Facciamo, allora, un'altra cosa. Ecco.
Lascia perdere quel giochetto stupido della cupola. Lasciami vedere.
E se per caso, durante il corso della mia vita, dovessi mai incontrarti... Sarò ben lieta di scoprire l'effetto che mi fai con gli occhi della realtà.
Senza patine. Senza carta velina e nemmeno quella trasparente che comunque fa strato e distoglie attenzione dall'immagine reale.
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