"Eri, ho dovuto rilavare tutti i piatti e i bicchieri perché tu non ci riesci".
E' come ieri nella mia testa. E anche le sensazioni, le ricordo.
La mia faccia incazzata. La tua divertita sincerità.
Ci sono onestà che mi hanno sempre affascinato. Anche quelle ripetute dopo un evidente segno di disapprovazione da parte dell'altro.
"Ma ti insegno a lavare i bicchieri se vuoi"
"Mi fa ridere come stai ai fornelli".
Ma anche quelle nascoste, che non dici ma dai o ricevi.
Un mazzo di chiavi che apre la porta di una casa.
Un cuore sbattuto in faccia.
Ci sono verità che, poi, si vogliono nascondere. Le si mette sotto i tappeti come i nani di Biancaneve nascondono la polvere facendo finta di pulire la casa. Rimandando a più tardi.
Come si fa con le partenze imminenti a cui non si vuole dar retta.
Poi ci sono gli ingordi che di tappe e tempi fra l'una e l'altra non sanno conoscerne l'esistenza.
Non è che non ci hanno provato.
Probabilmente hanno impiegato anni a capire, rendersi conto, che non riescono a trovare il fondo delle cose.
E forse chi ha il tempo dentro si mangia tutto quello fuori facendo di ogni istante una sinfonia. Ininterrotta. Che a loop si ripete e quando finisce t'immobilizza. Ti mette in attesa di una rinascita.
Quante cose si dicono sul tempo. Sulle distanze. Sulle dimenticanze. Sull'imprecisione. Sul giusto e sullo sbagliato e sul cuore e sulla testa.
E sull'esperienza e la ragione.
Aspettare, aspettarsi. Lo fanno tutti senza rendersene conto.
Perché la consapevolezza dovrebbe fare diventare tutto ciò un problema?
Si tratta di soli 14397.67 chilometri di distanza e un po' di quel tempo che abbiamo comunque aspettato.
Poi ci sono momenti giusti.
Quel gennaio era il momento giusto.
Il nostro.
Anche se con così pochi giorni a disposizione, quello era il nostro momento.
Ci sono tempi che esistono sempre, rimangono sospesi, ma non so dove...
Solo che s'inizia dopo, a volte molto dopo, a sentirli.
E diventano ritmo.
Diventano "pop".
mercoledì 6 agosto 2014
giovedì 24 luglio 2014
Non so più scrivere
Oddio, ho riletto l'ultimo post che ho scritto. Sembra stessi per lasciare Milano il giorno dopo. In realtà ci sono stata fino all'ultimo. Fino a quando al gate dell'aeroporto ho tolto gli stivali e fieramente passato il controllo con le mie calze dell'Italia (giargiana inside), che ovviamente ho usato solo un'altra volta qui... Ma custodisco con amore.
Da quando sono qua non scrivo quasi più. Ci ho provato.
Ho portato un sacco di biro e tipo 2 o 3 diari. Non lo so perché visto che ora nella mia valigia azzurro/blu gigante non ci starà più nulla. E' che mi piace vedere la carta... Solo che qua ogni volta che cerco di buttar giù qualche frase poi non coincide con quello che vorrei esprimere e che è nella mia testa. Quindi lascio perdere, come farò ora... Perché vorrei raccontare così tante cose che non stanno nemmeno nella mia testa.
Dovrei iniziare dalla prima settimana. E poi un mese. E' impossibile. Non ci riesco. C'è un flusso del tempo strano qua. Non lo capisco. E dire che ancora non mi sono spostata molto dallo stato del Victoria, forse nel New South Wales è ancora diverso.. Boh. So solo che non è che passa velocemente perché mi diverto e mi do alla pazza gioia. E' un tempo che non riesco a "salvare". Non lo posso organizzare e sembra che il tempo stesso si mangi le ore in cui avvengono in me cambiamenti; attimi di realizzazione che si fottono 5 giorni in un secondo e allora i mesi sembrano più corti.
Okay, non si capisce un cazzo. Insomma non ho mai sentito lo scorrere del tempo come lo sto sentendo ora. A volte non controllo la "data di oggi" per due giorni e sul calendario è già il mese successivo.
Sto pensando su cosa davvero vorrei soffermarmi per essere "brillante" e dire qualcosa di nuovo riguardo all'Australia... Ma tutti gli italiani qui hanno imbrattato Facebook di blog e agenzie assurde per venire qua.
Ecco, questa è una cosa che va scritta: gli italiani che vengono in Australia che problema hanno? ... In questi mesi ne ho conosciuti davvero pochi e quei pochi erano specialissimi. Ma, oltre a questo... Non andrei mai in Lygon st ad un cavolo di aperitivo fra italiani a parlare di quanto stanno bene qua perché qua funziona tutto e in Italia nulla, ecc e luoghi comuni ecc e luoghi comuni. Anche perché... Se ti fa così schifo il paese da cui arrivi perché cerchi di riviverlo costantemente dall'altra parte del mondo?
Non sopporto questa mentalità. E non sopporto i paragoni. Paragonare due realtà così diverse. Non si "sta meglio" qui o là. "Si sta" come ci si adatta.. E dipende da troppe cose che è una rottura analizzare.
Da quando sono qua ho capito più cose di me stessa che nei miei lunghi pomeriggi in depressione domenicale in Italia, in attesa di un aperitivo salva -serata.
Ho capito che:
- non ha senso fare per tanto tempo delle cose che non ci piacciono. E che non ci fanno piacere. E che quel senso dell'obbligo che ci infliggiamo è solo perché infondo crediamo sia troppo difficile uscire da situazioni di "dovere". Ma... Il coraggio, che sembra una cosa enorme, è in realtà lì e aspetta di essere usato, ed è l'unico che serve per essere felici. La felicità è davvero una scelta. Non è la fortuna che te la manda. E' bellissimo che si possa scegliere di esserlo. (Lo so. Non ho scoperto nessuna america ma per me è una grande svolta..)
- La perfetta organizzazione è peggio del correre ai ripari. Se prenoti un biglietto aereo per "fra 3 mesi" per "andare in quel posto dove voglio assolutamente andare" non hai l'opportunità di cambiare idea e poi cambiarla di nuovo, e ancora. E ancora, ancora. :) Sto scoprendo essere bravissima in questo ed essere pronti ai cambiamenti può essere utile per cogliere "occasioni al volo".
- Non mi piacciono le strade dritte e i quadrati. Okay, dovrei scrivere un libro sulle cose che ho pensato di scrivere al riguardo. Alcune molto romantiche e malinconiche. Sta di fatto che tutta sta cosa del "così non ti perdi", "è così facile da girare" ecc ecc vale solo i primi 10 giorni, dopodiché non ne puoi più del "drittume" e ti manca persino perderti e pensare "Ommioddio ma quel bar non era dalla parte opposta della città?!" e capire che non sai come sei proprio nella parte della città in cui non dovevi essere. Sì mi mancano molto le curve e gli angoli sorpresa. Ci sono vie minuscole dove mai penseresti di trovare dei bar anche qua... Ma, come fai a girare in bici in quadrati... ? Non è romantico.
- Amo Melbourne. Sì, nonostante i quadrati e le strade dritte. Scendere dal treno in Flinders street mi fa ogni volta brillare gli occhi di gioia. Non c'è un clichè, non c'è un "modo di". Ognuno è diverso ed è bellissimo. Per adesso, però, i miei paragoni sono davvero magri considerando che non ho visto ancora le altre città. Ma sono già sicura che questa è la mia preferita
- Non potrei mai vivere fuori dalla città per più di 3 mesi. E argomentarlo non avrebbe importanza. Questo l'avevo già capito in Italia, ma ora ne sono certa
- Si può imparare tutto, a parte la musica alla quale si deve essere portati.. Come la danza. Ma per il resto direi che si può imparare tutto. Dopodiché dipende se ti piace fare quello che hai imparato. Allora trovi le tue doti
- Il modo migliore per superare le paure è non pensarci e viverle, a volte cercarle
- Non si dovrebbe quasi mai dire "no". Dì sempre di "sì" e poi vedi cosa succede. Considera anche il fatto di trovarti poi in una cacca totale ma dì quasi sempre di "sì"
- Ci sono circostanze in cui sarai solo e magari non sopporterai quasi nessuno, allora è meglio sorridere
- Non puoi discutere di una cosa con una persona che non ha vissuto dove hai vissuto da quando sei nato
- Viaggiare da soli è l'unica possibilità che hai per apprezzare le qualità di ognuno senza arrivare a non sopportare nessuno (:
- Consapevolezza = adattarsi pensando in grande, mantenendo i propri valori. (La sfida di una vita)
- La distanza, il tempo e le esperienze ti fanno capire quali sono le persone di cui la tua vita non può fare a meno (e quando lo realizzi è quasi massacrante non poterle avere "qui-ora" per condividere-condividere-condividere)
- ...... Boh.. Non lo so. Credo che spendere non so quanto per andare a studiare in una scuola coi controc***i faccia un centesimo di quello che un volo aereo sia in grado di dare e insegnare
- Non dai più per scontato niente
Una cosa forse però è vera, a tutto questo c'è un tempo. Io dovevo fare tutto questo prima.
lunedì 27 gennaio 2014
Sei giorni
In 3 anni qui non ho mai imparato davvero le strade alternative per raggiungere lo stesso posto perché se ci provavo... Mi perdevo. Eppure, anche se non sei mia, cara Milano, io ti adoro comunque.
Meriteresti di essere vissuta di più da chi ti disprezza, da chi dice che qui è tutto grigio, che la gente è presa solo dal lavoro e corre senza concedersi quei minuti di relax in cui apprezzare i piaceri della vita.
La verità è un'altra. Ed è che non si possono fare paragoni.
Sarà che io arrivo da un buco di posto che secoli fa era una palude e ogni singola persona conosce l'altra, e ogni singola persona sa come aiutare l'altra ma anche come allontanarla. E sarà che si è talmente tutti "conosciuti" e "conoscenti" che non si fa altro che parlare dell'uno e dell'altro senza mai davvero raccontarsi a vicenda. Non disprezzerei mai il posto in cui sono nata, ma ho paura. Ho seriamente paura di tornarci anche solo per un mese.
O forse ho solo paura di lasciare quello che ho costruito qui... Fondamentalmente "quello di me" che è cresciuto qui.
Di Milano ho apprezzato...
L'anonimato della gente in Bande Nere e ho odiato l'idea che mi ero fatta di questa città vivendo in quella zona. Un anno fatto di weekend non trascorsi in un posto in cui ti sei appena trasferito è come aver perso l'opportunità di amarlo da prima.
Poi c'è stato V.le Gran Sasso, esattamente dalla parte opposta della città.
Il parquet che sembrava crollare sotto i piedi; una stanza condivisa gigante; rumorosa e nella quale entrava smog ogni giorno appena si apriva la finestra. Ma è proprio lì che ho iniziato a capire che ero nel posto giusto. Ed è lì che ho davvero imparato cosa vuol dire "convivere" e "condividere". Non sempre ti capitano ottime persone, ma è una cosa stupenda poter confrontarsi e contare circa su qualcuno... A volte di più, a volte meno.
In quell'anno ho conosciuto le tipiche persone che quando dici o non dici "restiamo in contatto" finisce che davvero "instauri un legame" che non ha bisogno di contatti... Che sai che in un qualche modo ti ritrova sempre.
Un po' come la storia del filo dall'altra parte del mondo. Ma non ho voglia di scriverlo.
Poi si cambia strada, perché cambiare è bello. Ti fa crescere... Così dicono. E quindi mi sono trasferita di nuovo. In una stanza singola all'ottavo piano del palazzo più brutto e alto di Porta Venezia. La vista da quassù è speciale. La casa crolla a pezzi ma in qualche modo la gente che ci sta dentro la "tiene su", fra qualche litigio c'è sempre una comprensione, un ascolto che sai di poter trovare la sera più brutta e fredda d'inverno. I coinquilini sono anche questo.
Non c'è dubbio che quando tornerò a Milano, se in un qualche modo dovessi tornare, questa zona rimarrà tra la mia lista desideri nella sezione "vie in cui vorrei abitare".... I miei palazzi preferiti da guardare mentre cammini a testa in su sono tutti qua. I giardini, dove correre a qualsiasi ora del giorno e della notte, dove ci sarà sempre qualcuno che non ti farà sentire solo anche mentre fai il giro nel senso opposto a tutte le altre persone.
Nel mio mix di Milano ho inciso questi nel cuore:
Via Morgagni; il mercato in Benedetto Marcello e il pollo allo spiedo da quelli del banco simpatico; Corso Venezia; Il bar Picchio e Felice e il papà di Felice; il pavé in piazza della Repubblica al semaforo da valutare attentamente la mattina in bici; Via Eustachi e Via Bronzino; il cuore disegnato sul muro in Via Garofalo; la gelateria della Musica; il moscow mule del Frida; il Jubin in via Padova; Il Cafferino in V.le Gran Sasso; il mio parrucchiere in Via Felice Casati; il 5; il 14; Le mille uscite dalla fermata di Loreto; V.le Abruzzi; Viel; La gente in Corso Buenos Aires; Via Paolo Sarpi; Piazza Gae Aulenti..Via Ampere e la pasticceria...
Non ho mai avuto un "posto fisso/preferito" dove dicevo "vado e penso". La mia medicina migliore a Milano è uscire, ascoltare la musica e camminare, ma anche semplicemente guardare fuori dalla finestra e vedere la gente in terrazza che fa colazione, vedere i tetti, vedere il Duomo da lontano... E tutto quello che sta "sopra" Milano. Con lo smog e tutto il resto. Con gente che cammina per strada e prima o poi si incontrerà dopo essersi conosciuta... Perché Milano è piccola, in realtà. E quando la vivi è bellissima... In realtà.
Meriteresti di essere vissuta di più da chi ti disprezza, da chi dice che qui è tutto grigio, che la gente è presa solo dal lavoro e corre senza concedersi quei minuti di relax in cui apprezzare i piaceri della vita.
La verità è un'altra. Ed è che non si possono fare paragoni.
Sarà che io arrivo da un buco di posto che secoli fa era una palude e ogni singola persona conosce l'altra, e ogni singola persona sa come aiutare l'altra ma anche come allontanarla. E sarà che si è talmente tutti "conosciuti" e "conoscenti" che non si fa altro che parlare dell'uno e dell'altro senza mai davvero raccontarsi a vicenda. Non disprezzerei mai il posto in cui sono nata, ma ho paura. Ho seriamente paura di tornarci anche solo per un mese.
O forse ho solo paura di lasciare quello che ho costruito qui... Fondamentalmente "quello di me" che è cresciuto qui.
Di Milano ho apprezzato...
L'anonimato della gente in Bande Nere e ho odiato l'idea che mi ero fatta di questa città vivendo in quella zona. Un anno fatto di weekend non trascorsi in un posto in cui ti sei appena trasferito è come aver perso l'opportunità di amarlo da prima.
Poi c'è stato V.le Gran Sasso, esattamente dalla parte opposta della città.
Il parquet che sembrava crollare sotto i piedi; una stanza condivisa gigante; rumorosa e nella quale entrava smog ogni giorno appena si apriva la finestra. Ma è proprio lì che ho iniziato a capire che ero nel posto giusto. Ed è lì che ho davvero imparato cosa vuol dire "convivere" e "condividere". Non sempre ti capitano ottime persone, ma è una cosa stupenda poter confrontarsi e contare circa su qualcuno... A volte di più, a volte meno.
In quell'anno ho conosciuto le tipiche persone che quando dici o non dici "restiamo in contatto" finisce che davvero "instauri un legame" che non ha bisogno di contatti... Che sai che in un qualche modo ti ritrova sempre.
Un po' come la storia del filo dall'altra parte del mondo. Ma non ho voglia di scriverlo.
Poi si cambia strada, perché cambiare è bello. Ti fa crescere... Così dicono. E quindi mi sono trasferita di nuovo. In una stanza singola all'ottavo piano del palazzo più brutto e alto di Porta Venezia. La vista da quassù è speciale. La casa crolla a pezzi ma in qualche modo la gente che ci sta dentro la "tiene su", fra qualche litigio c'è sempre una comprensione, un ascolto che sai di poter trovare la sera più brutta e fredda d'inverno. I coinquilini sono anche questo.
Non c'è dubbio che quando tornerò a Milano, se in un qualche modo dovessi tornare, questa zona rimarrà tra la mia lista desideri nella sezione "vie in cui vorrei abitare".... I miei palazzi preferiti da guardare mentre cammini a testa in su sono tutti qua. I giardini, dove correre a qualsiasi ora del giorno e della notte, dove ci sarà sempre qualcuno che non ti farà sentire solo anche mentre fai il giro nel senso opposto a tutte le altre persone.
Nel mio mix di Milano ho inciso questi nel cuore:
Via Morgagni; il mercato in Benedetto Marcello e il pollo allo spiedo da quelli del banco simpatico; Corso Venezia; Il bar Picchio e Felice e il papà di Felice; il pavé in piazza della Repubblica al semaforo da valutare attentamente la mattina in bici; Via Eustachi e Via Bronzino; il cuore disegnato sul muro in Via Garofalo; la gelateria della Musica; il moscow mule del Frida; il Jubin in via Padova; Il Cafferino in V.le Gran Sasso; il mio parrucchiere in Via Felice Casati; il 5; il 14; Le mille uscite dalla fermata di Loreto; V.le Abruzzi; Viel; La gente in Corso Buenos Aires; Via Paolo Sarpi; Piazza Gae Aulenti..Via Ampere e la pasticceria...
Non ho mai avuto un "posto fisso/preferito" dove dicevo "vado e penso". La mia medicina migliore a Milano è uscire, ascoltare la musica e camminare, ma anche semplicemente guardare fuori dalla finestra e vedere la gente in terrazza che fa colazione, vedere i tetti, vedere il Duomo da lontano... E tutto quello che sta "sopra" Milano. Con lo smog e tutto il resto. Con gente che cammina per strada e prima o poi si incontrerà dopo essersi conosciuta... Perché Milano è piccola, in realtà. E quando la vivi è bellissima... In realtà.
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